
Ebbene, sarà trascorso ad occhio e croce almeno un decennio dalla messa in onda di quel capolavoro incompreso dell'advertisement mondiale, e il mondo dei mass media - lasciandosi dietro un cimitero di vittime illustri come la nostra Kaori - ha intensificato notevolmente il messaggio che "magro è bello, sempre e comunque", e che essere magri sia condizione necessaria, indispensabile, ineludibile per avere successo nella vita. Non voglio star qui a farvi le pippe sul triste fenomeno dell'anoressia, dei disturbi alimentari, del disagio psichico giovanile, dei messaggi distorti e dei "falsi modelli" diffusi dai mezzi di comunicazione di massa, dalla pubblicità, e dalla moda presso le nuove generazioni: tutto ciò rappresenterebbe uno sforzo concettuale estremo per un uomo del tutto privo di un'etica propria, e soprattutto totalmente disinteressato alle sorti delle nuove generazioni, come il sottoscritto. E' pur vero che ai falsi modelli preferisco quelli veri, in carne ed ossa e dotati, preferibilmente: ma quello che qui mi preme sottolineare è un diverso punto di vista sulla "questione del girovita", che ritengo una delle più vili e meschine macchinazioni messe in opera a danno di un segmento minoritario della popolazione: robe che i movimenti gay possono giusto tacere, una volta, invece di vociare come oche del Campidoglio. Mò mi girano, echeccazzo. Non è che si possa sempre essere posati e tranquilli (oltre che boni disumani, brillanti e sexy, ovviamente)...
Andiamo per ordine. Stamane arrivo in ufficio, giacca e cravatta, saluto il collega eterosessuale (del resto, chi non ne ha uno di questi invertiti attorno?), apro la ventiquattr'ore ed inizio a smontare il tetris di scatolette di tonno, tupperware pieni di roba, vasetti di yoghurt e panini avvolti nel domopack che ci avevo costruito dentro e che ridispongo, in maniera altrettanto equilibrata ed armonica (forte delle mie competenze in fatto di lego e di scienza delle costruzioni), sulla mia scrivania, accanto al pc. Basta un'occhiata interlocutoria dell'Andrew (povero lui, quante ne dovrà sentire ancora di porcate dal sottoscritto!), e so già che sta per chiedermi delucidazioni sulla motivazione di quella montagna di cibarie di prima mattina, dal momento che non gli risulta in agenda che sia in programma una gita aziendale nel Borneo malese con partenza ravvicinata. Prevengo la domanda che già scorgo affiorare sulle sue labbra socchiuse e, mediamente isterico come Carmen Consoli, gli lancio un "Che vuoi? Sono a dieta!" (io gentile come sempre). Al che, lo sguardo del mio interlocutore eterosessuale, leggermente sovrappeso, si tinge di un mix tra perplessità e risentimento:"Oh, ma quale dieta, che sei già secco!" Ma porcaccia di quella miseriaccia ladra, penso tra me e me, ed inizio a contare fino a 436E+19 per farmi sbollire il nervoso che nasce dentro di me ogni volta che qualcuno sottovaluta il mio essere sottopeso, e che sostiene che fare una dieta nel vano tentativo di prendere qualche chilo sia più complesso che buttare giù un cazzo di rotolino di ciccia. Ebbene sì, sono secco, e se è per questo ho pure la tartaruga, l'inguine alla Brad Pitt, due belle cosce tornite, un gran bel culo chiuso per lavori e spalle armoniosamente proporzionate. Ciò premesso, non me ne frega un cazzo, non mi basta. Non voglio fare la modella anoressica come la sorellina della bambina stronza dello spot: mangio come un porco e mi sfondo di pesi in palestra solo ed esclusivamente perché da grande voglio fare il cubista del Billy, qualche problema con ciò?
Il mio collega eterosex non ha capito il ragionamento. Un po' perché è etero, e vabbé, lo sappiamo tutti che l'appartenere alla categoria "maschio etero" non aiuta la formazione di sinapsi a livello cerebrale, anzi; un po' perché, comunque, è cresciuto in un ambiente in cui il concetto di "eccesso di magrezza" è universalmente riconosciuto come il massimo risultato conseguibile nella vita sotto il profilo estetico. In altri termini: non si è mai troppo magri. Cazzata. Se si è gay, a Milano come a New York City, si è sempre troppo magri: c'è sempre un toro da monta da duecento chili che, guardandoti in mutande, per quanto tu possa essere figo, ti vorrà mettere sotto perché sei più esile di lui, che ha le gambe come due sequoie di Yosemite e un bicipite del diametro di un fusto di Heineken. Circostanza che, per un versatile a cui piacciono molto i maschietti in carne, può nel medio-lungo termine, risultare avvilente e frustrante.

primo.sono esangue...armato di pazienza sono giunto alla fine con...pausa muller pesca e albicocca, pausa patatine crik crok e pausa aperitivo...non ci ho capito molto, menchemeno me ne interessava, ma ho capito che cianci tanto...speriamo non sempre, non a letto almeno dove urgono fatti...Ah! vogliamo parlare della tua foto?! mumh...se riesci a convincermi a tornate aquì amor!
RispondiEliminaNo, io mi sono rotto il cazzo di fare palestra. Certo: anche io voglio i pettorali e gli addominali palestrati ma, si badi, li voglio toccare e slinguazzare, mica li voglio nel mio corpo. Li voglio nel corpo del malcapitato che sarà costretto a inficconarmelo.
RispondiEliminaBaci baci.
Certo. A volte c'è solo un modo per avere muscoli d'acciaio e addominali scolpiti: farsi qualcuno che si sbatta al tuo posto in palestra per averli.
RispondiEliminaE' legge...