mercoledì 23 giugno 2010

Little gays on the prairie: veterosessualità e dintorni

De Smet: una manciata di casupole gettata nel bel mezzo delle praterie accarezzate dal vento del South Dakota. Mi ci imbatto pianificando il viaggio nell'Ovest americano: "little town on the prairie", la chiama qualcuno, poiche' e' tra queste amene colline erbose che visse realmente Laura, autrice del libro da cui e' stata tratta la fortunata serie "La casa nella prateria". Io addicted totale... Sara' che venendo dalla campagna ho sempre provato una certa empatia nei confronti della famiglia Ingalls (anche se io "Pa" un po' lo odiavo) e dei loro amici (in particolare quella psicopatica di Nellie Oleson e i suoi boccoli dorati... che invidia)... fatto è che non possiamo che guardare con un po' di ammirazione e nostalgia a quei tempi di fanciullesca innocenza, di valori concreti, di pragmatico realismo: l'unico punto di contatto che mi viene in mente tra quelle atmosfere ancestrali e la gay life milanese, adesso come adesso, sembrerebbe consistere nella zootecnica ritualità delle "fiere del bestiame" che si consumano settimanalmente all over the place... Vacche grasse o vacche magre che siano, il rodeo in orizzontale, preferibilmente tra comode lenzuola (ma piuttosto che niente, anche la prateria erbosa del Parco Nord per i più avventurosi va bene), rimane saldamente in pole position tra gli obiettivi di una moderna conquista del West. Noi novelle pionieresse dell'amoralità.

Ora: è indubbio e comprensibile che questo scenario di degrado si contraddistingua per sporadiche sfumature di colore e puntuali variazioni sul tema. Ultimamente ho rilevato come il macroscopico fenomeno gaystorico del "cock rush" si sia recentemente arricchito di una nuova componente emergente, destinata ad affermarsi rapidamente nella community: la cosiddetta "cula d'altri tempi", o "gay veterosessuale". Sbagliate se pensate ad un meccanismo di reazione al disgusto dei tempi moderni, oppure agli effetti della riscoperta dei valori del mettersi a novanta solo previo inanellamento diamantifero. In realta si tratta della più becera e calcolatrice mistificazione della realtà, abbinata ad una buona dose di ipocrisia.

Un ragazzo cresce con un'unica certezza nella vita: quella che la frase "Tesoro, sei carino, ma non bacio al primo appuntamento!!!", sia semplicemente una locuzione priva di fondamento pronunciata dalla Samantah-con-acca-finale o dalla Kayla di turno (preferibilmente bionda platinata e dotata di quarta di reggiseno) in un ridicolo reality a marchio MTV nell'epoca Bush... (a proposito, carino "Jersey Shore"! Dio che orrore: mai visto nulla di più diseducativo su un teleschermo). Il problema è che, invece, c'è qualcuno che lo dice davvero, e che la vituperata frase non è solo uno sporadico caso di fiction televisiva basata su fatti inverosimili: come quando scopri che Babbo Natale è lo zio Fausto vestito da coglione con la barba, una bella sera vai a un date come un altro, e ti rendi conto che qualcuno crede davvero nella sua rettitudine. E la paura sale... e prende il sopravvento.

Ebbene, andiamo rapidamente ai fatti. Combino incontro con soggetto di interesse, sedicente "ragazzo all'antica", a cui prometto appuntamento d'altri tempi (ovviamente l'ironia è d'obbligo, in questi casi... ma evidentemente ho sottovalutato le intenzioni della controparte). Al bar, nel pieno esercizio delle mie indagini sociologiche sulla community, mantengo le distanze. Comunicazione non verbale: schiena appoggiata a schienale della sedia, braccia conserte, sguardo assente. Diffidente come non mai, simulo disinvoltura ed affabilità, esponendomi anche su punti deboli e limiti personali (di base, crea empatia anche nei confronti delle interlocutrici più refrattarie), in attesa di verificare empiricamente dove questa ragazza all'antica, che solo pochi giorni prima al Borgo infilava la lingua nella bocca di un'amica di passaggio, appena conosciuta, potrà arrivare per difendere il suo status e la sua virtù vacillante. A ogni modo caruccio, in fondo: ho sempre avuto un debole per chi sa quel che vale, ma lascio sempre che siano i fatti ad avvalorare l'alta considerazione che si può avere di sé. Spesso le culande, soprattutto a Milano, sono estremamente indulgenti nell'autogiudizio.

Dopo serata tutto sommato gradevole, a chiacchierare di cose serie, tra ammiccamenti, allusioni e sfioramenti vari, giungiamo a bomba ai primi contatti fisici. La nostra volpe artica fa in modo di creare una situazione in cui anche Madre Teresa si sarebbe lasciata tentare dal Cardinal Bagnasco: piazzetta, intrattenimento musicale di sottofondo, cielo stellato. Scatta quasi subito un limone duro forse un tantino esagerato, un po' troppo a vortice per i miei gusti (ma d'altra parte, si sa, la perfezione non esiste): "il problema vero", come direbbe Doctoress, è che dal bacio scivoliamo in palpeggiamenti che da un veterosessuale non ti aspetteresti, con tanto di vistosa erezione sotto il jeans. Al cuor non si comanda, diceva nonna: ma sono sempre più curioso di vedere cosa farà. Mentre il promettente moai dell'isola di Pasqua del mio one-night-stand pulsa nelle mutande, infatti, sono sempre più convinto di essere su candid camera. Gli indizi non depongono a favore della tesi della moralità a oltranza: del resto, farsi tastare l'uccello a spron battuto, quando ti è stato chiaramente fatto capire che la cosa, oltre che sconveniente, è del tutto superflua (e lo dice uno che certamente si guarda bene dal definirsi un bacchettone), non è esattamente ciò che ti insegnano a catechesi prima della Comunione. Fa eccezione qualche prete irlandese, che ha inserito la materia di cui sopra nel programma di preparazione del sacramento.

Quanto a me direi che, svaniti mortalmente ed irreversibilmente nel giro di pochi minuti i sogni d'amore nella monotonia di un palpeggiamento serale come tanti (forse la volpe pensa di avere una cosa mai vista nelle brache, una cosa di cui non posso assolutamente fare a meno... mah...), prevedo ormai la noia di un finale di serata scontato come le mozzarelle in scadenza al Lidl. Lo riaccompagno a casa, parcheggio sotto casa sua (con le mie scarse doti in tema di guida) e lo lascio fare. Mi bacia, mi assale, mi palpa, se lo fa toccare come se dovessi scegliere le zucchine all'Esselunga (diciamo le carote, per rendere l'idea). In preda ad una vistosa erezione, ma visibilmente infastidito dalla situazione pseudoadolescenziale in cui sono costretto, mi permetto, da persona intelligente quale sono, di far notare che trovandoci in un luogo pubblico sotto un lampione, seppur dentro l'abitacolo di un veicolo privato, per giunta estremamente scomodo, una exit strategy potrebbe essere quella di "salire da lui". Aggiungo che non è esattamente quello che uno si aspetta da chi millanta rettitudine morale (l'unica roba retta, qui, è la sua coda di canguro), e che, francamente, una volta che si arriva spediti alla rampa di lancio (cosa che, mio malgrado, mi capita sempre meno per mancanza di materia prima) fermarsi non è che da sciocchi, segaioli o da sadici. Ma ecco che la Laura Ingalls che è in lui viene fuori. Imprevista. Sconcertante. Implacabile.

Infastidito dalla mia inaccettabile audacia (!!!), divento immediatamente per lei squallido oggetto di ludibrio: la sedicente "ragazza di campagna" mi addita come una lurida puttana. Mi ricorda vagamente le ragazzine di 14 anni che girano per le periferie di Gratoshollywood vestite come l'incrocio tra Pamela Prati e Christina Aguilera in Lady Marmalade, ma più scosciate, e pretendono che qualche balordo non le stupri. Ma stai a casa, scema! Copriti! Quanto alla mia amichetta, la situazione precipita nel giro di pochi secondi: mi diverto a stuzzicare, e lo guardo basito, come uno che non sa né leggere né scrivere, intimamente più interessato alla conclusione della mia indagine sociologica che al rischio di prendere un ceffone. Dopo affermazioni palesemente tautologiche del livello "Bè, se per te è così, per me è cosà!", raccolte dal sottoscritto con sguardo affranto, mi ritrovo a pensare - non senza un minimo di soddisfazione - di aver urtato la suscettibilità della mia prima ragazza d'altri tempi. Subitaneo, ne vien fuori un palese parallelismo tra la personale concezione postmoderna di "ragazza di antichi valori", autoattribuitasi con incredibile ipocrisia, e "ragazza che fa il lavoro più antico del mondo". E così taccio. Del resto ho subito uno stuprus interruptus quella sera... non sopporterei altre forme di violenza...

E così sono tornato. Ne sono successe di tutti i colori in queste settimane e non sono riuscito a fare di più. I lettori "outsider" aumentano, il che non può che riempirmi di soddisfazione. E ancora qualcuno mi chiede quanta verità e quanta fiction c'è nelle storie: fate un giro a Milano e capirete quanto è labile il confine tra i due insiemi logici...
Un abbraccio a tutti, belli e brutti... e buon inizio estate...